Neanche in albergo
I terromotati aquilani cacciati dagli hotel.
Chiodi costretto ad ammettere: sono finiti i soldi.
Cialente lo ripete da mesi
Il sindaco e vicecommissario alla ricostruzione
Massimo Cialente da un certo punto di vista è quasi sollevato: “E finalmente, almeno adesso lo dicono pure gli altri. Io è da mesi che vado girando e sembro un matto: attenzione che non c’è più un soldo, gli albergatori vogliono sfrattare i
terremotati, i contributi per l’autonoma sistemazione sono fermi da marzo, le piccole imprese stanno fallendo, tutto si ferma drammaticamente.
Sennò, scusate tanto, perché saremmo andati fino a Roma a prenderci le mazzate?”.
Stavolta il problema si chiama estate.
Gli albergatori abruzzesi denunciano di non esser stati pagati per l’ospitalità offerta agli sfollati da gennaio a oggi. E temendo di non vedere nulla in cassa anche per i prossimi mesi, si vedono costretti a sloggiare i terremotati per
recuperare qualcosa almeno con l’altissima stagione.Si tratta di numeri drammatici – conferma Cialente -.
Un buco di circa 70 milioni di euro e 4 mila persone che rischiano di essere buttate in strada da un giorno all’altro. Ma i guai non si limitano certo a questo.
Consideri che io ho già approvato le determine per pagare i lavori fatti fin qui dalle piccole imprese di costruzione. Roba da 120 milioni di euro.
Ma non ho un euro in cassa. E’ stato qui da me un imprenditore
proprio ieri, piangeva come un cavallo perché gli hanno pignorato casa. E adesso anche il turismo va in affanno: se non arrivano i fondi siamo al collasso totale”.
Il problema degli alberghi (dell’interno ma soprattutto della costa abruzzese e picena) si è fatto più serio a partire dall’inizio dell’anno, quando la gestione dell’emergenza è passata dalla Protezione civile agli enti territoriali sotto
la guida del governatore Gianni Chiodi.
Chiodi, che ha la sua base elettorale proprio sulla costa teramana e almeno in casa sua non vorrebbe perdere la faccia, stavolta non lesina una tirata d’orecchie ai colleghi di partito che siedono al governo: “Con una lettera molto chiara ho chiesto per venerdì prossimo al ministro Tremonti un
incontro sui fondi per i debiti contratti nella fase di emergenza” ha spiegato infatti Chiodi, dimostratosi fino a qui sempre molto fiducioso sugli aiuti di Roma.
Non è mancato il riferimento esplicito alle somme teoricamente disponibili per la ricostruzione, ma il presidente della Regione ha voluto sottolineare come “alcuni obblighi sono stati assunti, ma non ancora assolti” sia sulla questione degli alloggi che su altri fronti aperti dalla Protezione civile nella fase della prima emergenza ed ereditati dalla sua struttura.
Luigi Lusi, senatore Pd, ha subito colto la palla al balzo:
”Il governo confermi se corrisponde al vero che gli albergatori della zona di Teramo sono costretti a sfrattare gli aquilani dalle loro strutture.
Stiamo parlando di persone che hanno perso la casa per il terremoto.
E’ evidente che l’esecutivo non è in grado di garantire nemmeno l’indispensabile, nemmeno un tetto sulla testa, altro che le promesse faraoniche fatte fino ad oggi”.
“Non vogliamo fare polemiche, ma solo segnalare una situazione che ci sta mettendo in forte difficoltà – spiegano gli albergatori affiliati alla Confcommercio dell’Aquila -.
Chiediamo alle istituzioni che stanno gestendo l’emergenza e la ricostruzione di occuparsi di questa problematica anche perché una soluzione del problema ci permetterà di capire come comportarci in futuro nella gestione delle tante persone terremotate che sono ancora fuori dalle loro abitazioni”.
L’unica vera speranza si concentra sul fondo Cipe di 714 milioni di euro che Silvio Berlusconi ha sbloccato in qualità di ministro per lo Sviluppo subito dopo la manifestazione del 7 luglio scorso.
Ora quel denaro rappresenterebbe una vera boccata d’aria al sistema Abruzzo, ma mancano alcuni passaggi cruciali: innanzitutto la richiesta di variazione di bilancio da sottoporre a Giulio Tremonti, e poi l’ok definitivo della Corte dei Conti.
“Insomma, se tutti abbiamo capito che la questione è seria almeno adesso si lavorerà tutti nella stessa direzione – conclude Cialente – .
Io vorrei veder arrivare qualcosa dal fondo Cipe per agosto, o al massimo per settembre. E la prossima volta che qualcuno mi dice che i soldi ci sono ma siamo noi enti locali a non spenderli mi faccio una bella risata”.