LA STATUA DEL DITTATORE.....



Testo e immagini di Fulvio Lo Cicero

ROMA – “Mezzo Pd sfila con Di Pietro” titola “Il Giornale” di Vittorio Feltri e precisa subito che i manifestanti non sono più di 90 mila. Per i telegiornali di Raiset ed i suoi spettatori non è successo quasi nulla. La manifestazione No B day è come se non fosse mai avvenuta: titolino e articolino di venti secondi, senza giornalisti e inviati. Al Gr1 delle diciannove stessa musica, a quello delle venti e trenta – dopo la partita di cartello juve-inter – la notizia viene letta in circa diciotto secondi e dalla speaker, senza alcun intervento giornalistico.
Naturalmente, TG1, TG5, TG2 non si sono distinti per una maggiore obiettività. Un po’ meglio il TG3, ma niente di che.
Grande, grandissimo spazio ai nuovi arresti di mafiosi. Sui media berlusconiani è tutta una sinfonia di titoli in corpo centotrenta. Il “gotha” di Cosa Nostra ha le ore contate, urlano e sottolineano le dichiarazioni degli esponenti del governo, in prima fila il Cavaliere: “Questa è la dimostrazione della lotta che conduciamo contro la mafia”. Naturalmente la destra ha bisogno di smentire le dichiarazioni di ieri di Gaspare Spatuzza ed ecco allora il coro dei giornali di area.
Insomma, il 5 dicembre, a Roma, non è successo nulla di eclatante. La solita, rumorosa (e fastidiosa) manifestazione di “zecche”, contro un governo che sta ricevendo le assurde accuse di pentiti e uomini in malafede. È la sorte di tutte le manifestazioni organizzate contro il Cavaliere e questa non ha subito un trattamento diverso. Eppure, il sintomo di una grande novità c’è e si vede dalla giovanissima età media dei partecipanti: non è una manifestazione di partito ma un’aggregazione della società civile. Durante il corteo non ci sono bandiere e vessilli di alcun tipo: migliaia di ragazzi e ragazze sfilano, tutt’al più, con una bottiglia di birra in mano, danzano, cantano, scherzano e urlano contro Berlusconi. Almeno questa novità dovrebbe essere messa in evidenza.
Mano a mano che arrivano nella grande piazza S. Giovanni – quella dei tradizionali appuntamenti della sinistra nella Capitale – questa massa di giovani cerca un posto sull’erba ed ascolta le voci dal palco. Silenzio e partecipazione, gioia per lo stare insieme, qualche spinello ed ancora un paio di birre. "Noi non siamo sudditi, siamo cittadini, vogliamo che si facciano gli interessi del paese e non quelli di un uomo dotato di uno strapotere sconcio per qualsiasi democrazia" dice Moni Ovadia. Prima, era intervenuto il grande regista Mario Monicelli; novant’anni portati splendidamente, non nasconde la sua antica passione rivoluzionaria gridando, ma con qualche titubanza: “viva la classe operaia”. Uno slogan oramai antidiluviano (chissà perché, visto che gli operai esistono ancora e sono i più colpiti dalla crisi economica) ma che manifesta ancora tutta la sua forza dirompente. E poi Dario Fo, insieme a Franca Rame: «Tanta gente che non si conosce ha scelto di condividere le proprie idee per cercare di cambiare questo modo di merda», dice. «Io e Franca abbiamo 150 anni in due, ne abbiamo viste tante ma non ci tiriamo indietro, non ci ritiriamo. Arriverà il momento in cui la gente non dovrà più fare le valigie e andare via da questo paese. Quello che vediamo qui ci fa dire che arriverà il momento della festa».
I tre giovani presentatori vengono da differenti città, hanno nomi sconosciuti ma sono molto bravi, ironici, scherzosi. Annunciano gli ospiti, incitano agli applausi. Qualcosa di televisivo li caratterizza ma è inevitabile per chi è nato e cresciuto con questo media predominante. Verso le diciannove, la manifestazione è conclusa. Uno sciame enorme di ragazzi comincia ad incamminarsi verso casa mentre Claudio Baglioni inizia il suo concerto. A sera inoltrata gli echi del No B. day sono ancora assordanti. I blog e la rete hanno funzionato. Per fortuna, in Italia, non ci sono soltanto telegiornali e quotidiani di regime.
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